Quando abbiamo lasciato il Regno Unito per l’Italia, abbiamo intrapreso un viaggio verso l’ignoto. La vita che ci eravamo lasciati alle spalle era stabile, prevedibile e benedetta. In Inghilterra, vivevamo in una casa che era perfetta per gli standard mondani: una nuova costruzione dove tutto funzionava senza problemi, in un paese dove onestà ed efficienza spesso sono alla base della vita quotidiana. Avevamo sicurezza, opportunità e una tranquillità che ci consentiva di provvedere alla nostra famiglia senza troppe preoccupazioni.
Ma lì si nasconde il sottile pericolo. Nella comodità, è facile dimenticare la fonte delle benedizioni. Dio era sempre lì. Quando sono andato da Napoli al Regno Unito, quando anni prima ho incontrato mia moglie, quando ho trovato fede in Lui e quando ho costruito una famiglia. Eppure, in un mondo in cui la maggior parte dei bisogni viene soddisfatta tramite sistemi efficienti e ampie risorse, la provvidenza di Dio può a volte sembrare distante. E con poche sfide, si finisce anche col crescere poco.
Tutto è cambiato quando ci siamo trasferiti in Italia.
Qui, le benedizioni giungono in modo diverso. Non fluiscono principalmente attraverso un sistema secolare di abbondanza, ma possono sicuramente giungere attraverso le mani e i cuori del Suo popolo, se i fratelli sono disposti. E la Chiesa alla fine è diventata il canale attraverso il quale l’amore e la provvidenza di Dio ci hanno raggiunto in modi tangibili e innegabili.
Nei primi anni, abbiamo dovuto affrontare notevoli difficoltà, persino crisi. La vita era così diversa da quella a cui eravamo abituati, ed era davvero difficile adattarsi. Trovare una casa che ci sembrasse nostra era diventata un’esigenza profondamente sentita. La nostra casa in Inghilterra era più di un rifugio; era una pietra angolare dell’identità della nostra famiglia. Ma in Italia, vivevamo in un posto che non ci sembrava casa, un posto che non amavamo, che non rifletteva chi eravamo o chi stavamo diventando.
Eppure Dio stava lavorando dietro le quinte.
Una casa che era sul mercato da anni è scesa a un prezzo quasi incredibile. Anche allora, permettersela sembrava irraggiungibile. Ma Dio si è mosso di nuovo, fornendoci fondi aggiuntivi proprio quando ne avevamo bisogno. Un giorno, dopo esserci rassegnati ad abbandonare la proprietà, la mattina dopo è arrivata una benedizione finanziaria. Pezzo dopo pezzo, le barriere sono cadute e abbiamo visto le impronte di Dio in tutto il processo.
Quando finalmente siamo entrati in quella che sarebbe diventata la nostra nuova casa, il lavoro che ci aspettava era scoraggiante. La proprietà aveva bisogno di una ristrutturazione significativa prima di poter davvero dare l’impressione di essere una casa. I professionisti hanno gestito i primi grandi passi, ma i lavori rimanenti sembravano infiniti. Ed è stato allora che la Chiesa è diventata le mani e i piedi di Cristo nelle nostre vite.
Una casa costruita dalla fratellanza
Fin dall’inizio, fratelli e sorelle ci hanno circondato di amore, preghiera e aiuto pratico. Cesco mi ha insegnato a carteggiare le pareti in modo efficiente e veloce. Emanuele, un altro fratello della nostra chiesa locale, si è preso una settimana di ferie per aiutarmi a dipingere le pareti del piano superiore. Abbiamo trascorso lunghe giornate lavorando fianco a fianco, condividendo risate, compagnia e un senso di scopo. Le sorelle della chiesa si sono unite a mia moglie, pulendo e preparando le stanze con cura e dedizione. Francesco si è assicurato che avessimo il pavimento in cucina.
Anche i nostri parenti di Napoli si sono impegnati. La cugina di mia moglie è venuta ad aiutarci. Anche mio suocero e mio cognato sono venuti, dandoci una mano pratica. E mio padre ottantenne è venuto un paio di volte ache lui. Altri hanno dato una mano per installare luci, pulire i pavimenti e rendere gli spazi vivibili. Ogni contributo, grande o piccolo, sembrava un promemoria divino: non sei solo. Questa non è solo casa tua, è la casa di Dio.
E poi c’era la famiglia Davis, con il loro ministero Projects 4 Missions . Il fatto solo che ci conosciamo è un miracolo in se per se. Grazie ad amici cristiani in comune negli Stati Uniti—amici che fino all’anno scorso avevo incontrato solo “virtualmente”—siamo finiti col lavorare insieme a un progetto missionario in Francia nel 2023. Facciamo un salto in avanti di un anno, ed ecco che erano in missione qui in Italia con noi!
Questa famiglia di missionari, insieme al fratello Stefan dalla Francia, ha dedicato tempo, energia e competenze alla trasformazione della nostra casa. In soli otto giorni, hanno realizzato ciò che da soli avrebbe richiesto mesi, o forse anni. Hanno riparato facciate, lavorato sui bagni e trasformato la dependance in qualcosa di bello. Hanno dipinto muri, posato piastrelle e trasformato il caos in ordine.
Ma il loro contributo andava oltre il lavoro fisico. Portavano gioia, grazia e incoraggiamento in ogni momento. Ricordo di aver camminato per casa, vedendo i loro volti pieni di determinazione e gentilezza. Che si trattasse di Isaiah con il suo martello pneumatico che “distruggeva le cose con un sorriso”, di Micah con la sua silenziosa diligenza o delle risate di Chester, Amy e dei loro figli, ogni momento diventava un ricordo inciso nelle pareti della nostra casa.
Ora, quando cammino per casa, non vedo solo vernice e intonaco. Vedo comunione. Vedo la provvidenza di Dio manifestata attraverso il Suo popolo. Sento le battute di Emanuele. Vedo il giovane Josiah stanco ma ancora impegnato diligentemente nei suoi compiti. Vedo Amy e mia moglie inginocchiate per ore e ore nei bagni, che posano le piastrelle con un sorriso. Vedo i volti di tutti loro, le emozioni, la dedizione, l’impegno. E vedo l’amore di Dio in tutto questo.
Una riflessione sulle vere benedizioni
Sarebbe facile ridurre questa storia a un racconto di benedizioni finanziarie. E sono sicuro che alcuni lo hanno fatto. Dopo tutto, abbiamo risparmiato decine di migliaia di euro grazie alla generosità e al duro lavoro di altri, e non ho vergogna ad ammetterlo. Ma, che ci crediate o meno, questa non è la vera storia. Dio avrebbe potuto far cadere una manna di denaro nelle nostre mani. L’ha già fatto prima. Ma ha scelto un modo migliore.
La vera benedizione risiede nella comunione, nei legami creati dal lavoro condiviso, nelle risate e nell’amore che riempivano ogni stanza.
L’aspetto più sorprendente di questo viaggio è stato il modo profondamente personale in cui siamo stati amati. Coloro che sono venuti ad aiutare non hanno lavorato con scarso impegno o senso del dovere. Hanno donato il loro tempo, la loro energia e la loro cura come se stessero costruendo la propria casa. La famiglia Davis, in particolare, ci ha mostrato cosa significa dedicarsi al servizio. Hanno lavorato instancabilmente, dalle prime ore del mattino fino a tarda notte, finché ogni angolo della casa è stato toccato dal loro lavoro e dalla loro gentilezza. Non hanno mai rallentato il loro ritmo e, tuttavia, sono riusciti in qualche modo a svolgere ogni compito col sorriso, grazia e incoraggiamento.
La loro dinamica familiare è stata ugualmente stimolante. Guardarli lavorare insieme era come assistere a un esempio vivente di cosa significhi servire Dio come famiglia. Ogni membro aveva un ruolo. Chester era un’ancora ferma, sempre pronto a rispondere alle domande con una direzione gentile, offrendo saggezza che guidava non solo gli aspetti pratici del lavoro ma anche i nostri cuori. Non sembrava mai frettoloso o irritato, non importa quanto fosse complesso il compito o quante interruzioni gli capitassero. Invece, guidava con pazienza, incoraggiamento e una forza silenziosa che faceva sentire tutti apprezzati e capaci.
Attraverso il loro esempio, la famiglia Davis ci ha ricordato che servire il Signore non significa solo portare a termine i compiti, ma anche come vengono svolti. La loro gentilezza, unità e dedizione hanno lasciato un profondo impatto su di noi come famiglia. Ci ritroviamo a riflettere sul loro esempio, sforzandoci di portare lo stesso spirito di amore, unità e gioia nel nostro servizio.
Questa casa, costruita sulle fondamenta del loro amore e dell’amore di così tante altre persone, è una testimonianza della fedeltà di Dio. E mentre continuiamo a stabilirci e a farne la nostra casa, nonché un luogo di riposo, apprendimento e comunione per gli altri, prego che chiunque varchi la soglia possa sentire ciò che abbiamo sentito noi: l’amore profondo, personale e trasformativo di Dio, espresso attraverso il Suo popolo.
Perché questa non è solo la nostra casa. È la casa di Dio. Ed è stata costruita dalle Sue mani, lavorando attraverso coloro che ci hanno amato così tanto.
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